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31/01/2018 - DDL Omofobia Puglia. Benvenuti nel pensiero unico.

Anche la Giunta della Regione Puglia si è accodata ad altre amministrazioni locali nel proporre l’approvazione una proposta di legge sulla c.d. omofobia.
Ciò ha immediatamente suscitato forti perplessità da parte dell’associazionismo familiare poiché, come è noto, le regioni non hanno alcun potere legislativo in tale materia e difatti l’articolato normativo appare già ad una semplice lettura come fortemente ideologico. Proposte di legge simili sono state già adottate dalla Toscana, dalla Liguria, dal Piemonte e dall’Umbria e quest’ultimo caso è balzato agli onori della cronaca nazionale poiché è emerso che l’intera normativa era stata redatta per stessa ammissione del relatore sotto dettatura dell’Arcigay.
E già molti osservatori notano come anche nel caso della proposta di legge pugliese è facile riscontrare come si pone in posizione di ingiustificato primato rispetto a tutte le altre discriminazioni quelle basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, concetto quest’ultimo ripetuto in maniera quasi ossessiva in tutti gli articoli della stessa, portato dell’ideologia gender che, senza alcuna base scientifica, mira a privilegiare la percezione del sé in un’ottica di fluidità mutevole sganciandola del tutto dal dato biologico. La volontà del legislatore che traspare ad ogni passo della normativa è quella di rendere l’Ente un vero e proprio controllore di ogni aspetto della socialità, quasi fosse un organo giudiziario, perché da un lato reprima ogni presunta discriminazione e dall’altro svolga funzione di promozione di “eventi socio–culturali che diffondano la cultura dell’integrazione e della non discriminazione, al fine di sensibilizzare i cittadini al rispetto dei diversi stili di vita così come caratterizzati anche dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.
L’articolato infatti prevede specificamente la promozione di eventi culturali tesi a far conoscere il mondo LGBT e a favorire l’acquisizione della cultura della non discriminazione, corsi di formazione per docenti e genitori oltre al personale delle pubbliche amministrazioni, il favoreggiamento di politiche di assunzione e gestione del personale omo, bisex transessuale e intersessuale, la promozione dell’adozione da parte delle aziende private di standard di inclusione per omosessuali, l’istituzione di un Osservatorio regionale deputato alla raccolta dei dati e al monitoraggio dei fenomeni legati alla discriminazione e alla violenza in Puglia motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, l’incentivazione alla costituzione degli enti locali come parte lesa nei procedimenti contro gli atti discriminatori nei confronti di LGBTI. Nessuna eccezione è prevista per l’attuazione della normativa in esame, neanche per minori o scuole dell’infanzia.
In realtà si tratta di una manovra legislativa puramente strumentale e non giustificata da alcun dato statistico di portata regionale relativo alla paventata emergenza discriminatoria. Infatti, gli unici dati di cui si può disporre sono stati forniti alla Commissione Giustizia del Senato nel 2013, in occasione della discussione sul disegno di legge Scalfarotto contro l’omofobia e la transfobia, dall’Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, istituito presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno cha affermano che in oltre 3 anni sono pervenute da tutta Italia solo 83 segnalazioni, 28 all’anno, a fronte dei 144 casi di discriminazione relativi alla razza.
Ma ciò che maggiormente preoccupa del dato legislativo in esame è il suo distorto concetto di diritto basato sulla percezione soggettiva della discriminazione presunta e non su atti riscontrabili e dell’attribuzione del compito di rilevare l’inosservanza delle norme o una discriminazione ad un organismo che di fatto opererebbe svincolata dalle altre normative o addirittura in via pre-normativa, ponendo una non ben definita categoria sociale, poiché autodefinentesi in base al proprio orientamento percepito, come preminente e giuridicamente maggiormente rilevante rispetto alle altre.
In sostanza, siamo sicuri che la lotta alla discriminazione di una unica categoria di soggetti, che risulta a questo punto privilegiata rispetto a tutte le altre, abbia il genuino scopo di superare le differenze?

Articolo pubblicato sul periodico diocesano per Brindisi/Ostuni “Fermento” di Gennaio 2018)


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