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22/11/2016 - Il valore della famiglia

“La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata”: sono parole di Papa Francesco pronunciate all’inizio del Concistoro straordinario dei cardinali, il 20 febbraio 2014.
Il successore di Pietro è ben convinto del difficile momento che matrimonio e famiglia stanno vivendo. Non entra nel merito di tutti quei tentativi culturali e politici per scardinare il vero fondamento della società: sono noti e nessuno può far finta di non sapere. Piuttosto, egli desidera indicare un altro orizzonte: quello della bellezza della famiglia.
Occorre ripartire da qui: non solo la famiglia è un bene, non solo è una cosa buona da vivere, ma ancora di più è bella. Come sempre, il vero convince, il bene muove ad agire, ma la bellezza, soprattutto, attrae.
Tra le meraviglie dell’universo vi è la famiglia: vedere un papà e una mamma con i loro figli apre al sorriso, affascina. “Quello che oggi ci è chiesto - ha detto ancora il Papa - è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere una famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”.
Papa Francesco considera la famiglia “cellula fondamentale della società umana” perché “fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino”. In questo senso il matrimonio è una realtà che precede la cultura di ogni tempo, perché risiede nella stessa natura della persona, cioè nel progetto del Creatore per ciascuno.
Per questo motivo si deve affermare che il matrimonio è tra un uomo e una donna: altre forme di convivenza umana non possono esservi equiparate.
Anche il linguaggio ha la sua importanza; alcuni per richiamare la verità della famiglia e descriverla in modo vero, usano l’aggettivo “tradizionale”; questo di suo sembra dare forza, perché chi lo utilizza si fonda su quanto è stato fatto in passato. Però, è anche equivoco: permette, infatti, d’introdurre, altrettanto legittimamente, una concezione “moderna” di matrimonio e di famiglia che prescinde dal dato naturale poichè frutto di costruzioni ideologiche. Ma di positivo in questo per la famiglia non può esservi nulla.
Perciò, quando, il 30 marzo 2006, Benedetto XVI enunciò quelli che sarebbero poi diventati notori come i tre principi non negoziabili, protezione della vita in tutte le sue fasi, riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia e la protezione del diritto dei genitori ad educare i loro figli, lo fece per fornire un solido basamento per l’intera comunità umana per la realizzazione del bene comune.
Ma enunciando questi tre principi, chiarì subito a tutti come essi — se da un lato rappresentano elementi essenziali nella costruzione e nello sviluppo della vita sociale —, dall’altro non sono “tutti” i principi necessari affinché questa costruzione e questo sviluppo possano procedere correttamente.
Cioè, questi tre principi non esauriscono la Dottrina Sociale della Chiesa, che ne raccoglie tanti altri, anzi li raccoglie “tutti” e che perciò dovrebbe essere il manuale da avere costantemente sotto gli occhi per capire cosa fare e per giudicare cosa è stato fatto in relazione alle azioni sociali e politiche.
Se i tre principi, dunque, non esauriscono la Dottrina Sociale della Chiesa, cosa rappresentano allora? Rappresentano la linea di frontiera ideale sulla quale tutti gli uomini di buona volontà debbono posizionarsi per difendere ciò che resta della cultura e della civiltà naturali e cristiane.
Quindi, la chiave di lettura che è alla base di questo incontro —ciò che è bene per la famiglia è bene anche per il Paese — attraverso cui intendiamo leggere non solo la Costituzione vigente ma anche la prospettiva di riforma, la troviamo nella definizione “estesa” del principio non negoziabile di Famiglia che ne da Benedetto XVI.
Per il Papa Emerito il bene comune per la famiglia lo si persegue mediante il «riconoscimento e la promozione della struttura naturale della famiglia, come unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e la sua difesa di fronte ai tentativi di far sì che sia giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che in realtà la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo ruolo sociale insostituibile».
Quindi, articolando il principio espresso dal Pontefice Emerito la famiglia è:
a) unione tra un uomo e una donna
b) fondata sul matrimonio
c) da non considerare giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che la danneggiano, la destabilizzano, oscurano il suo carattere particolare, minano il suo ruolo sociale insostituibile.
Cominciamo a rimuovere il primo e fondamentale equivoco.
In realtà la difesa della famiglia costituita da un uomo e una donna non è specifica del modo cattolico, ma riguarda tutti, perché la famiglia costituita da “un uomo e una donna” è correlata alla stessa natura umana e non solo alla religione cattolica.
Come ricorda ancora Benedetto XVI, ancora in riferimento ai principi non negoziabili: «non sono verità di fede, anche se sono illuminati e confermati dalla fede; sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere confessionale, ma si dirige a tutte le persone, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa».
Il Pontefice ribadisce, in altre parole, che la difesa di questi “principi non negoziabili” non è un proprium, non è uno specifico della Chiesa cattolica, che non ne rivendica l’esclusività, ma dovrebbe essere invece obbligo di “tutti” in quanto tali principi sono correlati alla natura umana e quindi fondativi del “diritto naturale” che vale per ogni uomo, di ogni tempo e di ogni luogo.
Infatti, anche il Catechismo della Chiesa per spiegare cos’è la legge naturale cita un senatore assolutamente laico e non cristiano: Cicerone.
Ciò a dimostrazione inequivocabile che l’importanza della famiglia per la società è iscritta nel cuore dell’uomo.
E dal senatore romano vorremmo partire anche noi per affermare ancora oggi l’importanza della famiglia. Proprio per farlo in maniera libera da qualsivoglia costruzione ideologica.
Cicerone afferma della famiglia che è seminarium rei publicae (Vivaio dello Stato - off. 1.54). Per lui lo Stato è costruito dall’unione delle famiglie, le quali diventando gens, pongono le basi del suo sviluppo.
Da duemila anni… cioè da sempre: per comprendere la “naturalità” della famiglia bisogna solo guardarsi dentro, guardarci intorno per apprezzarne la bellezza, guardare dietro a chi ci ha preceduto.
Con questi solidi principi fondamentali di sfondo tratteremo quindi delle sfide future che impegneranno la famiglia, con questa chiave di lettura tratteremo anche del referendum costituzionale del 4 dicembre, con la ferma convinzione che solo ove si persegua realmente il bene della famiglia si possa realmente edificare il bene comune. Proprio come affermava già Cicerone prima di noi.

(Intervento al Convegno IL VALORE DELLA FAMIGLIA NELLA COSTITUZIONE: I CONTENUTI DEL REFERENDUM - Brindisi, 26 Novembre 2016)


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